lunedì 13 agosto 2007

Pasta al dente


Chi abbia avuto la sfacciata fortuna di accedere, almeno una volta nella vita, nell'elegante cucina dell'ingegnere Nicola Vaccarezza porterà per sempre impressi in se stesso i ricordi di un luogo affascinante. Tra storte e alambicchi, gabbie e padelle, vapori e boccette, l'indomito Cavalcare ama trascorrere alcune ore di serenità a cucinare succulenti manicaretti con cui ristorare le sue avide viscere e, al tempo stesso, dar sfogo alla sua cruenta vena antianimalista.

La persona che abbia avuto quella fortuna, dicevamo, porterà con sé il ricordo di suoni e odori indescrivibili: soavi profumi di geranei ed ortensie, afrori di scimmie e ippopotami, strilla di cani e di fiere, e il movimento perenne di altri animali lasciati liberi di circolare per la cucina. Tra questi, un grazioso esemplare di armadillo portafortuna, cui il Vaccarezza ha dato il nome di Ottavio.

Chi scrive queste brevi note vuole rendere conto di una famosa ricetta culinaria redatta dallo stesso Cavalcare in un afoso pomeriggio trascorso in cucina. Si tratta della famigerata Pasta al Dente, che alcuni buongustai probabilmente avranno già sentito nominare.

Ecco dunque la ricetta.
Attraverso un'organizzazione criminale procuratevi un uomo di sana e robusta costituzione, possibilmente di età compresa tra i 34 e i 42 anni. Legatelo mani e piedi a una sedia (non a dondolo) e fissate il suo cranio tramite lacci emostatici a un palo di cemento. A questo punto, servendovi di un paio di robuste tenaglie metalliche, afferrategli saldamente un premolare. Estraete il dente senza esitazione. Ripetete l'operazione per un numero di volte direttamente proporzionale al vostro appetito. Nel frattempo mettete a bollire una capiente pentola d'acqua. Ripulite i denti dal sangue e inseriteli nel mortaio. Ordinate ad un altro prigioniero (possibilmente di età compresa tra i 26 e i 34 anni) di macinare i denti con un pestello di acciaio inossidabile. Gettate il sale nell'acqua bollente. Con una forchetta, di tanto in tanto date una rigirata alle natiche del secondo prigioniero inducendolo a operare più celermente. Quando nel mortaio sarà presente una farina biancastra, impastatela con semola, acqua e sale. Dalla pasta alimentare così ottenuta traete fusilli o maccaroni a vostro piacimento. Non dimenticate di slegare il primo prigioniero e lasciarlo munificamente in libertà. Legate ora il secondo prigioniero al posto del primo. Gettate la pasta a cuocere nella pentola capiente. Estraete al prigioniero legato un numero di incisivi direttamente proporzionale al vostro appetito, moltiplicato per il numero di commensali. Ripulite anche questi denti dal sangue. Dopo circa 11 minuti di cottura spegnete e scolate la pasta. Servite nei piatti guarnendoli con un numero di incisivi direttamente proporzionali all'appetito. Servite in tavola e, dopo il pranzo, non dimenticate di liberare il secondo prigioniero.


Il sottoscritto ha avuto il piacere di gustare tale prelibata pietanza al desco della Cavalla medesima, e ne ha tratto gran godimento. Conversando a tavola, il Cavalcare ha affermato che esiste una variante ancora più implacabile di questo piatto, che si chiama Pasta al Dente del Giudizio. La ricetta verrà resa nota prossimamente.

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