martedì 22 settembre 2009

Lacrime di Cavalla


Non più di quattro giorni fa Nicola Vaccarezza piangeva lagrime amare. Ve lo posso assicurare: è vero, l'ho visto io stesso con questi miei occchi.

Erano amare, diciamo del sapore di un fernét; ma al tempo stesso trasparenti, non di colore marròn come il famigerato amaro. Esse sgorgavano copiose dagli occhi superbi del Cavalcare e scendevano lungo le sue paffutissime guancie, per raccogliersi infine sotto il mento; da qui, stillavano a una a una sul selciato.

Il lettore a questo punto sarà certamente portato ad avventurarsi in congetture. Forse che le lagrime, si chiederà, uscissero dal munifico corpo del Cavalcare per un motivo serio? Che, per esempio, il Vaccarezza fosse infelice, afflitto, ferito, spernacchiato o semplicemente amareggiato?

Possiamo subito tranquillizzare il preoccupato lettore. Niente di tutto questo. Vaccarezza non era stato malmenato da un bruto picchiatore di Arezzo; non aveva sbucciato cipolle, né era stato ferito alla gamba da un'arma da fuoco, e non aveva neppure scoperto ammanchi di cassa; aveva un ottimo umore, e non gli mancava neppure una delle sue venti bellissime dita.

Egli piangeva per un chiaro e preciso motivo scientifico-produttivo. Le sue amare lagrime infatti, dopo un accurato processo di distillazione a caldo verrano presto commercializzate dall'implacabile Cavalcare Corporation quale digestivo benefico.

Il liquore sarà venduto con l'etichetta AMAREZZA TOTALE, e allieterà la digestione dei più facoltosi e ingordi magnati dell'orbe terracqueo.